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Qualche giorno fa ero in mezzo alla campagna ad aiutare mia moglie a fare un po di pulizie, cosa che succede raramente a causa del mio lavoro e dal fatto che di campagna, non ne capisco un fico secco, per rimanere in tema.


Nonostante ciò è stata una bella giornata e anche se dolorante, perchè aggranchito dalla scrivania, sono andato a letto con una certa soddisfazione.


Mentre lavoro mi imbatto in un ramo secco e lunghissimo, praticamente tutto il contrario di me:)  

Si era arrampicato ovunque, abbracciando disperatamente ogni pianta che avesse intorno. Mia moglie mi spiega che è un tralcio? non si capisce da dove parte e dove finisce, è dappertutto? dei sottilissimi rami partono da esso e si arrotolano stretti sui rami di altri alberi? 


e mentre taglio, tiro e strappo con tutte le mie forze, la mia mente vola sulle parole di Gesù: ??Io sono la vite, voi siete i tralci??


Finalmente riesco a liberare le piante dalle sue grinfie e lo butto a terra con le altre parti da bruciare. 


Con le parole di Gesù ancora in mente, lo guardo e penso che quel tralcio era nato per un altro destino, per un?altra vita? ma evidentemente ha preso un?altra strada ed era lì, morto, secco, senza una foglia, senza un frutto, pronto ad essere bruciato.


Pensare alle parole di Gesù che parla di vite e tralci, mentre sei davanti a un tralcio vero, fa un certo effetto.


Cosa possiamo imparare da questo tralcio?


Ma soprattutto cosa possiamo imparare da Gesù su questo argomento?


Questa parola si trova nel Vangelo di Giovanni al capitolo 15 e vorrei leggerla insieme a voi: 


Gv 15:1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è l'agricoltore.

2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie via; ma ogni tralcio che porta frutto, lo pota affinché ne porti ancora di più.

3 Voi siete già mondi a motivo della parola che vi ho annunziata.

4 Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me.

5 Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla.

In questo brano troviamo due parole chiavi: dimorare e frutto. e se continuiamo a leggere troviamo che tutto questo è? affinché la nostra gioia sia piena.


Gesù sta parlando della nostra gioia nel momento più difficile della sua vita.


Siamo durante l?ultima cena, subito dopo aver lavato i piedi di tutti ed aver comunicato il traditore, poco prima dell?orto degli ulivi e della croce.


probabilmente è il momento più intimo con i suoi? parla del consolatore, del fatto che li ha chiamati amici e non servi? e qui ci parla dell?importanza di dimorare in lui tanto quanto è importante che un tralcio sia attaccato alla vite? 


e ci dice che Lui è la vite vera, noi i tralci e il padre l?agricoltore.


Non poteva fare esempio migliore.


Naturalmente è solo una metafora, un esempio. Gesù non è una vite, noi non siamo tralci e il padre non fa l?agricoltore, sono esempi che Gesù usa spesso per farci comprendere delle cose più complesse e spirituali. In altre letture Gesù è il pane, il vino, la porta? e purtroppo alcuni si fermano alla metafora, all?esempio, credendo che Gesù sia veramente pane e vino, e se lo mangiano? sono solo esempi.


Torniamo a noi...


Perchè ci dice che lui è la vite vera? Non bastava semplicemente vite? può esserci una vite falsa?


Sapete dopo quel tralcio in campagna mi sono documentato e ho scoperto delle cose importanti, come ad esempio che?



ma questo tipo di operazioni sono spesso fallimentari.


un tralcio potrebbe prendere questi alimenti direttamente dalla terra se riesce a fare radici e potrebbe diventare esso stesso una vite?


Ma quando Gesù ci parla della vite vera, del tralcio e dell?agricoltore, ci sta parlando del modo migliore di vivere la nostra vita, ci sta parlando del modo migliore per vivere nella gioia, del modo migliore per portare frutto.


Noi siamo nati dalla vite vera che è cristo e a Lui siamo attaccati, da Lui prendiamo acqua e nutrienti, poi il padre ci modella, ci indica la strada, taglia un po del nostro carattere, del nostro orgoglio, affinchè possiamo portare frutto abbondante. 


Ricordo che da bambino accompagnavamo mio padre nelle terre di zio Gaetano, a Pirciata. Lì lo zio aveva una grande vigna e mio padre e alcuni dei suoi fratelli con le loro famiglie andavano ad aiutarli in alcuni momenti particolari. A parte la vendemmia, che era sempre una festa, ricordo i momenti della potatura e soprattutto quando si ?attaccava a vigna?


Lo lasciavano fare anche a noi bambini, prendevamo i tralci e li accompagnavamo lungo i fil di ferro che passavano da una vite all?altra, forse la chiamavano spalla, e li legavamo con dei nastri ogni 30-40 centimetri, se non ricordo male. 


Questo serviva a far crescere la vigna in maniera corretta. 


Poi si potava, lo facevano solo i più grandi, quelli bravi, tagliavano delle parti dei tralci che uscivano fuori per far crescere meglio il resto. Lo scopo di tutto questo era solo uno, raccogliere il frutto e fare del buon vino.


Il frutto che il padre vuole raccogliere dai noi sono i frutti dello spirito e li troviamo in Gal 5:22 Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.


e in Ef 5:9 poiché il frutto dello Spirito consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità.


Il vino finale rappresenta l?allegrezza, la gioia.


Ma per tutto questo dobbiamo dimorare in lui, la vite vera, essere legati a quella via che il Padre ci indica nella sua parola per non cambiare direzione.


A volte da tralci possiamo essere attirati da altri alberi, da altre piante che ci portano lontano dalla vite vera, ma senza di Lui saremo senza foglie e senza frutti, saremo pericolosi per noi e per coloro che ci circondano, soffocandole.


Ho visto parecchi tralci nei miei quasi 40 anni di fede, allontanarsi dalla vite.


e quando guardavo quel lungo e secco tralcio in campagna, buttato a terra, ho pensato a tutti quei tralci che per un tempo hanno dimorato col Signore nella gioia e dando buon frutto? poi hanno deciso di prendere altre strade, di legarsi ad altre piante, perdendo foglie e frutti.


Forse per i tralci veri, una volta allontanatosi dalla vite è la fine per sempre, ma grazie alla sua grazia e misericordia non è così per i figli di Dio. 


Mi viene in mente il figliuol prodigo, che si allontana dalla casa del padre perchè attirato da chissà quali false luci, ma dopo essersi visto senza foglie e frutti, buttato per terra pronto ad esser arso, si ricordò che nella dimora del padre aveva tutto l?amore possibile, tutta la libertà possibile, tutta la vita. sappiamo come andò a finire?


Dimorate nel Signore sempre, lasciatevi potare dal padre nostro che è nei cieli, anche se a volte può far male, ma ne abbiamo bisogno, è per il nostro bene... e portiate molto frutto? è per questo che siamo nati e non esiste al mondo dimora migliore.